Leggere di corsa
Tratto dal bel libro “A perdifiato” (edizioni Mondadori):
di Mauro Covacich
“La maratona è un’arte marziale. Chi la corre compie una scelta estetica, non una sportiva. Lo sport non centra niente.
Resistere alla piu alta velocita possibile per una strada cosi lunga è la cosa piu bella che una mente umana possa produrre.
La mente non è il cervello, la mente è il sistema dell’uomo che pensa. La mente è la rete in cui il mio avampiede, il mio cuore, il mio glicogeno, i miei desideri, la mia memoria, tutto me stesso dialoga con tutto me stesso e con tutto cio che dall’esterno modifica o puo modificare me stesso.
Ecco, il mio corpo che pensa raggiunge il piu alto grado di bellezza nella maratona. Credo che ciò varrebbe anche se sapessimo volare.
Non ho mai visto niente di più bello di Paul Tergat che vomita il Gatorade in eccesso dopo il traguardo. Non ho mai visto niente di più bello dell’allungo di John Kosgey sulla Fifth Avenue. Niente di più bello di quei bastardi di masai con le ali ai piedi, niente di più bello di me stesso che muoio alle loro spalle”
…
“Lo sport non c’entra niente con la maratona. Un maratoneta non è uno sportivo, non fa sport. Un maratoneta pensa con il corpo e il pensiero ossessivo del suo corpo è: resistere per 42.195 metri a una velocita superiore a quella gia ottenuta. Immaginando il proprio miglior risultato come un unico avversario, sconfiggersi e il chiodo fisso del maratoneta.”